giovedì 4 giugno 2009

Manic Street Preacher

In questi ultimi giorni ho ascoltato molto il nuovo lavoro dei Manic Street Preacher, Journal for Plague Lovers, quasi a non convincermi che ci sono tutte le premesse per un capolavoro. A partire dalla copertina dell’album, un bellissimo e shoccante dipinto di Jenny Saville . Il disco nella versione delux si presenta come un libro, con un secondo cd che contiene gli stessi brani in versione demo (assolutamente non superfluo). L’altra grande scoperta è che i testi di tutte le 13 tracce sono state scritte da Richard Edwards, il chitarrista della band misteriosamente scomparso nel 1995, oggi musicate dal resto della band.
Non bastassero le premesse, questo disco ha la forza di colpire ed emozionare sin dal primo ascolto. Il rock dei Manic Street Preachers è tornato ad essere graffiante e carico, niente a che vedere con i lavori easy-listening degli ultimi anni.

L’album apre con la potente Peelead Apples che sa davvero tanto di grunge inizio anni 90' ed il resto si muove con perfetta musicalità, passando da semplice rock melodico (Jackie Collins existential question time) a ritmi disco punk (Marlon J.D), da suggestioni epiche (All Is Vanity) a ballate acustiche (This joke sport severed è da brivido!); Me and Stephen Hawking tra le mie preferite. I testi parlano di consumismo disumanizzante, solitudine profonda, autolesionismo, esteriorità vana e insignificante.
Richard Edwards ci ha messo le parole come colori, i Manics hanno dipinto il sottofondo musicale, il risultato è un quadro quasi perfetto.

Da Marlon J.D
«Bare floors, plain white walls.
No window curtains, nothing but essentials.
With no luxuries, no ornamentation,
Utter simplicity.
But it's also clean,
It's clean as a rifle.» //
«Pavimenti nudi, semplici muri bianchi.
Nessuna tenda per finestre, nulla ma essenziale.
Senza lussi, niente ornamenti,
semplicità assoluta.
Ma è anche pulito,
è pulito come un fucile»



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