domenica 28 giugno 2009

Social Network Revolution

Si è fatta un pò di retorica tra gli studiosi dei media sulla "Social Network Revolution" in Iran. I popolari sistemi di microblogging, come Twitter e Facebook, sono stati più visibili in occidente rispetto ai normali media quali giornali e tv. Ma i Social Network non sono stati usati per "organizzare" le persone e indurle all'azione, semmai sono stati usati per schivare e annullare il controllo sull'informazione imposto dal regime, comunicando i fatti all'esterno.
Noi li diamo per scontati, e come tanti "comari" spesso li utilizziamo per farci i cazzi degli altri. Ma nei paesi a democrazia limitata si sono dimostrati un elemento potente.
E' lo spostamento a livello umano di quello che è da sempre il concetto tecnologico di internet: se viene interrotta una linea di collegamento, i pacchetti dei dati cercano e trovano una strada alternativa, così come un dissidente che trova bloccato un servizio ne ha a disposizione subito un altro. E' lo stesso modello che il consumo di musica (attualmente illegale) ha trovato dopo la chiusura di ogni server che consentiva il download dei brani. Se un governo bloccasse l'accesso a Twitter o a Facebook, i flussi di informazione verso l'esterno troverebbero facilmente altre strade.
Ma le vicende iraniane ci hanno dato esperienza di due cose notevoli: la prima è che se qualcuno cerca di chiudere una porta, ci si mobilita anche dall'esterno per violare la chiusura (per tutto il Web circolano consigli su come aggirare il sistema censorio del governo iraniano su internet); la seconda è che l'importanza di queste infrastrutture è diventata enorme se addirittura il governo USA si è mosso sui gestori di Social Network e Blog perchè facessero di tutto per non interrompere il flusso di informazioni dall'Iran.
Siamo davvero di fronte a una Rivoluzione.

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