domenica 17 maggio 2009

Fenomeno Barça

Una Catalogna senza uno stato proprio e una squadra che è quasi uno Stato, con tanto di parlamento e presidente eletto dai 165 mila soci. "Més que un club", più di una società sportiva, è lo slogan del Futbol Club Barcellona, come Gaudì, grande catalano, era più che un architetto, un sognatore. In un calcio fatto dagli Abramovich e dai Berlusconi, padri padroni e ricchi mecenati, il Barcellona non ha un padrone, cosa che ai catalani piace da morire, ma 165 mila soci a 145 euro l'anno. Questo Barça che ha vinto la Liga spagnola e che disputerà la finale di Champions contro il Manchester United, è "il calcio alla rovescia". In tutto il mondo il calcio è fatto di soldi, di sponsor e diritti televisivi. Uno dei club più ricchi del pianeta con 98 mila posti al Camp Nou sempre esauriti, i "quattrini" è il Barça che li versa allo sponsor, un milione e mezzo di euro l'anno all'Unicef, il cui logo è stampato sulle maglie dei giocatori. E altrettanti soldi vanno a scuole e sport e lotta all'Aids in Mali, Ciad, Messico, El Salvador, Argentina e altrove.
La squadra col suo modulo di gioco, sempre all'atacco, e col suo stile è diventata il simbolo stesso della Catalogna. Il nesso con la politica attraversa tutta la storia del club (wikipedia) e ne fa sotto il regime una bandiera dell'antifranchismo contro il Real Madrid "squadra di regime". Oggi espressione di un'identità catalana all'attacco, in barba alla crisi economica, e modello di partecipazione "popolare" al successo della società.

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